La Scuola Toussaint Louverture di Port-au-Prince

Bonard, Raoul, Marie Carmelle: «una scuola di fraternità» [1]

La Scuola di formazione sociale e politica “Toussaint Louverture” viene annunciata nel corso di un Congresso internazionale tenuto a Port-au-Prince nel marzo del 2002. Promosso dalla Chiesa haitiana, in collaborazione con varie Università d’America e d’Europa, e con la Fondazione Tony Weber, il Congresso ha lo scopo di presentare al Paese la scuola come un’iniziativa della Chiesa, spiegando la sua totale autonomia dal potere politico. L’obiettivo principale degli organizzatori, oltre a quello di presentare l’iniziativa all’opinione pubblica, è di dare la massima visibilità alla scuola, per metterla al riparo da eventuali ingerenze o repressioni. L’avvenimento va però al di là di questo: è infatti il primo congresso di alto livello accademico dedicato al tema della fraternità, da poco lanciata da Chiara Lubich come idea-guida del suo Movimento politico per l’unità.

E all’ideale di Chiara si ispira esplicitamente la scuola. Pur essendo un’iniziativa dell’Arcidiocesi della capitale, si struttura sul modello delle scuole “Res nova” italiane, dalle quali prende la metodologia e i contenuti. Rivolta ai giovani, si propone uno degli obiettivi più importanti nella Haiti di oggi: formare dei cittadini politicamente preparati e attivi, capaci di esprimere una classe politica vera, che distingua chiaramente fra il bene comune e l’interesse personale. La scuola vuole “produrre” una figura di politico diversa dal passato, un politico che sia espressione di una comunità, e che sappia sanare le divisioni e costruire.

Dopo due anni, che bilancio si può fare dell’esperienza? Lo chiedo a padre Bonard Joseph, oblato di Maria Immacolata, rientrato lo scorso anno da Roma, dove ha completato i suoi studi di filosofia. E’ una delle figure di riferimento per i giovani della scuola “Toussaint Louverture”: “C’è uno spirito molto buono fra gli studenti, sono molto interessati e vogliono vivere l’esperienza della fraternità; ci troviamo due volte alla settimana e, ad ogni lezione, vogliono un tempo per vivere la fraternità, che è altra cosa dal dibattito: significa scambiarsi esperienze personali, che riguardano la loro vita e la loro fede. Ma per la verità anche i dibattiti durante le lezioni sono orientati alla fraternità. Ma vogliono andare più lontano, vogliono essere moltiplicatori di questo ideale di fraternità al di fuori della scuola, nelle loro famiglie, nei quartieri, nei luoghi di lavoro. Anche in questo senso, la scuola ha un avvenire nel Paese”. Durante il periodo dell’insurrezione avete sospeso le lezioni? Qualche studente ha vissuto brutte esperienze? “E’ una cosa che mi ha molto stupito, perché anche nei giorni delle violenze, della manifestazioni, quando la gente lasciava le strade vuote, i giovani erano là, attendevano il professore. Abbiamo cercato di analizzare la situazione, ci siamo chiesti come intervenire, e intendiamo far valere le idee e l’esperienza della scuola in questo nuovo periodo che si è aperto nel Paese. Naturalmente, anche loro hanno partecipato agli avvenimenti, ma sempre con un comportamento nello spirito della fraternità”.

Nella scuola si studiano le materie classiche della formazione politica, ma alla base è posta la dottrina sociale cristiana e la dottrina della fraternità, così come viene man mano elaborata dal Movimento politico per l’unità. E particolare attenzione viene data al vivere la fraternità, a trasformarla in esperienza vissuta. Bonard Joseph è responsabile del “modulo” di spiritualità. Ma che tipo di spiritualità si insegna? “La spiritualità che cerchiamo di insegnare e di vivere è la spiritualità di comunione, in vista della fraternità. E’ la spiritualità della Chiesa. Ma, in particolare, mi ispiro alla spiritualità di Chiara Lubich; ho ricevuto una formazione a Roma in questo senso e leggo regolarmente la rivista “Unità e carismi”, che è fatta dai religiosi del Movimento dei Focolari”.

Raoul Jean-Louis e Marie Carmelle Cheri sono fra i giovani responsabili della scuola, che accompagnano gli altri giovani in tutte le lezioni. “La scuola – spiega Raoul – ha cominciato la sua attività attraverso un aspetto teorico. E’ stato importante far comprendere e condividere con gli studenti i fondamenti ideali della scuola: per questo, ci vuole una parte teorica ben assorbita. Ma subito nasce l’esigenza di mettere in pratica le idee, in confronto con la realtà. Col proseguire dei corsi è aumentato anche l’impegno sociale e politico degli studenti, che non vivono la fraternità soltanto fra di loro, ma la portano anche alle persone al di fuori”. E proprio all’aspetto pratico è particolarmente attenta Marie Carmelle, che lancia una proposta: “A questo punto mi sembra molto importante condividere maggiormente l’esperienza con i giovani delle altre scuole che hanno lo stesso ideale: le scuole «Res nova» in Italia e quelle che si stanno aprendo in questo periodo in Argentina. Certamente siamo aggiornati gli uni sugli altri, ma penso a qualche cosa di più personale e coinvolgente. Non è difficile: basta scambiarsi gli indirizzi e-mail e fare in modo che ogni studente corrisponda con qualche altro, negli altri Paesi, per condividere le nostre esperienze. Dobbiamo andare avanti e vedere il lato pratico delle cose. La fraternità va costruita prima di tutto attraverso questi rapporti personali. E sono convinta che, conoscendoci meglio, verranno anche delle idee per delle azioni comuni”.

G.D.

[1] Interviste fatte a Port-au-Prince nel marzo 2004

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